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Verso La Notte Del Lavoro Narrato 2015

– 209 giorni a “Le Mille e una Notte del Lavoro Narrato”

Domenica 7 settembre, una parte del network de “La Notte Del Lavoro Narrato” si è incontrato a Napoli. La sala eventi della Feltrinelli di piazza dei Martiri ci ha ospitato per discutere di ciò che è stato fatto nell’edizione 2014 ma soprattutto di ciò che vogliamo fare nel 2015.

Abbiamo ribadito i temi, certo, ma anche ribadito quanto sia importante l’organizzazione, così come scriveva sia Antonio Fresa «viva i social network, gli strumenti digitali e tutto il resto ma fondamentale è stato girare, parlare ascoltare, far comprendere appunto che “siamo tutti nella stessa barca” e che il tema del lavoro è un tema basilare per una comunità, e che addirittura – come in effetti ricorda la Costituzione stessa – non si dà democrazia se non si dà dignità al lavoro» sia Francesco Panzetti, che proponeva la stesura di un documento di Buone Pratiche per spiegare effettivamente in che modo è possibile partecipare attivamente al network: «Ce ne sono di motivi per cui dire che l’incontro di oggi è stato bello. Innanzitutto perché è completo, pieno di sguardi vivi, di cuori pulsanti, di mani ansiose di fare. Ma questo forse già lo sapevamo, pur non conoscendoci. Ciò che invece è una sorpresa, forse, è che se ognuno di noi sa fare molto bene qualcosa, allora c’è molto da imparare. Per questo penso che il primo compito che ci aspetta è quello di imparare ciascuno da tutti gli altri ciò che ciascuno sa fare meglio degli altri».

I punti che sono venuti fuori dall’incontro sono questi qui:

1. Passare da 100 luoghi a 1000 luoghi – come ci siamo proposti per l’edizione 2015 – non vuol dire solo moltiplicare x10 gli sforzi che abbiamo fatto l’anno scorso, perché come sappiamo queste cose non funzionano matematicamente. Per cui quelli che hanno organizzato un evento l’anno scorso devono diventare veri moltiplicatori, nodi attivi.

2. I soggetti da coinvolgere devono essere i più vari: dal più grande al più piccolo, senza dimenticare i piccolissimi. Coinvolgere anche la radio o la libreria più piccola del paese Italia è un successo.

3. Aumentare la capacità dei nodi del network di tenersi in contatto e di propagare l’idea.

4. Organizzare una roadmap che di mese in mese ci porti in diversi luoghi d’Italia. Ci riusciamo? Un evento come quello svolto alla Feltrinelli riusciamo a replicarlo a Milano? A Roma? A Venezia? A Padova e così via?

5. Spingere le persone e i partecipanti non solo a leggere e cantare parole e canzoni di altri, ma a raccontare la propria storia.

6. Buttiamo giù una lista di buone pratiche, una lista di tutte le competenze che compongono il nostro network, costruiamo un tutorial facile da far girare tra i partecipanti dell’anno scorso ma utile soprattutto ad attrarre nuove realtà.

Qui sotto, invece, potete vedere il video del nostro incontro del 7 settembre. Per dirla alla maniera di Troisi, un po’ voi siete tanti a parlare ed io uno solo a riprendere, un po’ è stata una cosa improvvisata e un po’ qualcuno ha parlato a voce bassa. Purtroppo alcuni dei partecipanti sono rimasti fuori dal video. Spero apprezziate comunque il tentativo di utilizzare qualche immagine del nostro incontro per fare un ulteriore punto della situazione.

L’associazione culturale Namaste c’è

di Andrea Volante

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L’associazione culturale namaste in collaborazione con il ristorante sociale “civico sociale”, organizzano, nell’ambito dell’evento nazionale della notte del lavoro narrato, una serata in cui si racconterà il mondo del lavoro e della sua evoluzione e di come sono cambiati i lavoratori, dall’unità di Italia ad oggi, attraverso i canti popolari dei lavoratori e delle lavoratrici. Una serata non solo di musica popolare ma di vero impegno civile che vuole essere un piccolo contributo per ciò su cui si fonda il nostro paese. Sarà l’occasione per presentare il progetto “Civico Sociale” un ristorante che la cooperativa sociale I Naviganti sta aprendo a Cassino in collaborazione con N.C.O. (Nuova Cucina Organizzata) e numerose realtà, associazioni e istituzioni presenti sul territorio.

In foto i lavori in corso!

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Tammurriata Alli Notte

Alli Uno Alli Uno
Invitiamo amiche e amici a organizzare qualcosa in una libreria, una biblioteca, un campo di grano, un’associazione, una scuola, un posto di lavoro, un circolo culturale, un bar, una fabbrica ristrutturata, dove vi pare:
http://lanottedellavoronarrato.org/partecipanti/

Alli Doje Alli Doje
Invitiamo amiche e amici a organizzare qualcosa a casa propria:
http://lanottedellavoronarrato.org/casa/

Alli Tre Alli Tre
Invitiamo amiche e amici a seguirci sui social network (Facebook, Twitter, Google+, Youtube, Pinterest, ecc.) perché in questo modo sarà più facile mettere assieme le foto, i messaggi, i video che tutti assieme pubblicheremo da ogni posto dove si svolgere l’evento:
account twitter: https://twitter.com/lavoronarrato
evento facebook: https://www.facebook.com/events/1415422458677536/
gruppo facebook: https://www.facebook.com/groups/lanottedellavoronarrato/
canale youtube: http://www.youtube.com/channel/UCOyqJ_Oyh62hemNhQTyA_Q 

Alli Quatto Alli Quatto
Condividiamo in tutte le maniere possibile con le nostre amiche e i nostri amici articoli, video, foto che riguardano la nostra iniziativa:
http://lanottedellavoronarrato.org/press/

Alli Cinche Alli Cinche
Prendiamo un telefonino e facciamo un video di 20 secondi nel quale diciamo come ci chiamiamo, che lavoro facciamo, perché ci piace, o non ci piace, e concludiamo dicendo che il 30 Aprile noi ci saremo:
http://lanottedellavoronarrato.org/video/

Alli Sei Alli Sei
Scarichiamo adesivi e banner, scegliamo quello che ci piace di più, stampiamolo e attacchiamolo in una bacheca di una libreria, una biblioteca, un’associazione, una scuola, un posto di lavoro, un circolo culturale, un bar, una fabbrica ristrutturata, dove ci pare:
http://lanottedellavoronarrato.org/download/

Alli Sette Alli Sette
Proponete libri, musiche, canzoni, racconti per la nostra Biblioteca di Babele:
http://lanottedellavoronarrato.org/biblioteca/

Alli Otto Alli Otto
Ricordiamoci ogni volta che aggiungiamo un post, una foto, un video su un social network (Facebook, Twitter, Google+, Youtube, Pinterest, ecc.) di aggiungere l’hashtag #lavoronarrato

Alli Nove Alli Nove
Cerchiamo di coinvolgere un po’ di testimoni di qualità nella nostra campagna di reclutamento. Che ne so, magari una/o di noi conosce Fiorella Mannoia, le racconta brevemente cos’è La Notte del Lavoro Narrato, e le chiede se può fare un video di 10 secondi dove dice “ciao, sono Fiorella Mannoia e alla Notte del Lavoro Narrato ci sarò”. Naturalmente Fiorella Mannoia è un esempio che piace a me, come mi piacciono Roberto Vecchioni, Francesco Guccini, Enrico Rava, Stefano Bollani, Gigi Proietti, Luca Zingaretti e tante/i, tante/i, tante/i, altre/i. E ovviamente non vale solo per  cantanti e attori ma per tutte le persone che sono note perché fanno cose di qualità e ci possono aiutare a diffondere l’idea.

We can. Si può fare. E allora facimme.

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Archeobar e la Notte del Lavoro narrato

di Isabella Insolvibile

Archeobar e la Notte del Lavoro narrato. Una proposta fatta e immediatamente accolta da tutta la famiglia di questo eroico – l’eroismo è nelle cose quotidiane, nel lavoro di ogni giorno, questo diritto-dovere che sentiamo così forte, no? – tentativo economico-culturale, o culturale-economico: a scegliere l’ordine dei fattori, così direttamente proporzionali, siamo tutti noi che frequentiamo l’Archeobar per lavorarci, presentarci libri, esporre opere d’arte, fare musica, chiacchierare di storia e archeologia, insegnarne ai giovanissimi facendoli divertire, bere un buon caffè o un aperitivo o un dopocena, prepararci esami, festeggiare vittorie e consolarci di sconfitte, stare insieme per trovare chi ci capisce e, se non è così, si sforza di farlo.

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Una proposta, quella della Notte del Lavoro narrato, accolta e fatta propria – nel senso stretto dell’appropriarsi sentimentalmente – innanzitutto dai due ideatori (la parola proprietari non ci piace, la cultura è un bene comune, e non ci piace neanche quella di gestori, né capi né altri sinonimi che rimandino a una conduzione oligarchica, gerarchica e padronale dell’idea) di Archeobar, e questo perché il caffè letterario che hanno inventato è proprio una sintesi narrativa del lavoro. Per capire in che senso, basta leggere le pareti di Archeobar, o osservare le mensole piene di libri in un disordine creativo, oppure la scritta angolare che rimanda a ulissi familiari e così ispiranti: Archeobar è tutto lavoro scritto e narrato, è tutto lavoro fatto e da fare. Archeobar nasce dall’idea che il lavoro, anche se esercitato in ambiti diversi, può essere coniugato, declinato, reso possibile da una sintesi, a partire da noi, dall’economia di Andrea e l’archeologia di Nicoletta, non solo lauree ma professionalità e passioni rese attive. “Cultura attiva” è il motto di Archeobar proprio in ragione di questo, e cultura attiva è prima di ogni altra cosa lavoro, diritto e dovere, di nuovo, perché non ne saremo mai stanchi.

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Il lavoro sarà narrato in Archeobar perché è una passione allegra che muove tutti noi, un lavoro entusiasmante e possibile anche a Napoli, dove siamo per scelta e non per destino, perché ci vogliamo vivere e non perché ci siamo nati. E, come nella stratigrafia del suolo del nostro bancone, il lavoro sarà narrato così, perché è strato su strato e ogni strato diverso arricchisce il precedente solo quando ci si mescola, e sedimenta e solidifica: ci dà dei piedi forti, come la storia. Allora, proprio a partire da questo felice incontro tra economia e archeologia, narreremo il lavoro, dalle parole che lo rappresentano: oikos, casa, nomos, legge e diritto, archaios, antico, logos, parola. Una specie di diritto del passato, che costruisce il nostro presente, strato su strato. Strati su strati: noi narratori racconteremo di fabbrica (dall’Italsider a Pomigliano, passati e presenti identitari), di scuola (insegnando e imparando il lavoro), di ricerca (che non è solo quella del lavoro o del bando di concorso, anzi), di volontariato (perché la strada sia luogo di comunità e non di devianza), di terra (che produce bene e non brucia), di legalità (perché l’onestà non sia straordinaria), di giornalismo (perché raccontare ciò che accade è creare cittadini consapevoli), di diversità (che è sempre ricchezza) e di tanto altro, di donne e di uomini che ogni giorno ripetono, confermano e difendono il primo articolo della Costituzione – l’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro – anche senza saperlo a memoria. Lo faremo a Napoli, che è un topos letterario ma anche una città come le altre, con gli stessi problemi e le stesse opportunità. Lo faremo in Archeobar il 30 aprile, accompagnati da musica bellissima come quella di Daniele Sepe, affiancati dalla II Municipalità e dall’Istituto Campano per la Storia della Resistenza, dell’Antifascismo e dell’Età Contemporanea “Vera Lombardi”. Lo faremo tutti insieme, uno dopo l’altro. Strato su strato.

Tutte le strade portano a La Notte del Lavoro Narrato

di Mariangela Contursi

contursi1Quello il fatto è cominciato con una passeggiata sul lungomare dopo cena, giusto per fare due passi prima di andare a dormire. Imboccato il Borgo Marinari, proprio accanto all’ingresso di Castel dell’Ovo, notiamo un’aiuola che non avevamo mai visto. Non che quello spazio non fosse lì da sempre, ma a nessuno sarebbe mai venuto in mente di chiamare “aiuola” un triangolo sterrato con quattro ciuffi verdi spelacchiati e pieno di rifiuti, organici e non. Oggi, all’improvviso, scopriamo un piccolo giardino, perfettamente pulito e curato, un orto botanico in miniatura, cinto da una rete verde e con al centro un cartello che riporta il nome dell’esercizio che ha adottato lo spazio: l’Oste pazzo.

Decidiamo di inoltrarci per il Borgo alla scoperta di questo ristorante, al solo scopo di andare a conoscere e ringraziare il gestore per la cura amorevole di quello spazio, non più bruttura da cui distogliere velocemente lo sguardo ma piccolo miracoloso incanto su cui soffermarsi, in una città che non ha alcuna cultura né rispetto per la cosa pubblica.
E’ così che abbiamo conosciuto Giuseppe Napolitano e Gilda Di Biasi, i proprietari del ristorante, una coppia bellissima, in tutti i sensi. Ci siamo presentati, abbiamo fatto loro i complimenti per il bel lavoro sull’aiuola, ci hanno offerto il caffè, e poi… non so dire come, ma ci siamo messi a parlare credo più di mezz’ora, ma fitto fitto, come amici cari, come se, più che conosciuti, ci fossimo ri-conosciuti. Ci hanno raccontato di come l’idea di prendersi cura di questo piccolo spazio sia nata dall’estensione al luogo in cui lavorano, il Borgo, di un amore e di un pratica che vivono nella loro stessa casa. Ci hanno raccontato anche dell’intrapresa solitaria di questa avventura con periodiche missioni di pulizia e di manutenzione da parte di Giuseppe, che duravano giornate intere e che si concludevano con enormi bustoni di rifiuti da portare via. Della guerra con i vigili urbani perché non avevano il permesso di farlo. Dell’iter burocratico per ottenere infine l’adozione ufficiale dell’aiuola. Dello studio botanico che hanno dovuto fare per scegliere le piante adatte ad una zona di mare e la cura aggiuntiva che comunque richiedono perché la salsedine non le secchi. Dell’ultima novità, la recinzione verde, che si è resa necessaria per proteggere l’aiuola dopo che un tizio, con fare arrogante, vi aveva scavato un fosso per seppellire il proprio cane, ché quello spazio prima era di fatto utilizzato anche come cimitero degli animali e forse anche per questo era tenuto così male. E poi da lì siamo finiti a parlare del ristorante, del loro chef che è un mio collega, della passione per la cucina di qualità e della grande attenzione per gli ingredienti della nostra terra come i pomodori San Marzano e l’olio cilentano, e poi della cura e della pulizia dell’area intorno al ristorante. Insomma, lavoro, lavoro, lavoro. Lavoro in ogni cosa, una guerra e una fatica mai viste, e nonostante tutto gli occhi che brillavano. Era inevitabile che finissimo a parlare di Vincenzo Gae Moretti e de La Notte del Lavoro Narrato del 30 aprile prossimo. E’ stato come la ciliegina sulla torta, l’incontro col destino, il pezzo mancante del puzzle che rivela l’intero disegno.

Vincenzo, è vero: le storie di lavoro come quella di Giuseppe e Gilda, come quelle che hai raccontato tu nel tuo bellissimo libro, Testa, Mani e Cuore, sono ovunque, ne siamo circondati. Ed hai maledettamente ragione nel dire che vanno raccontate, va dato loro spazio, mai come in questo momento in cui il lavoro, e questo modo di vivere il lavoro, sembrano scomparsi, e invece non è così. Ed è vero che da qui, da queste storie, dobbiamo ripartire se vogliamo rialzare la testa. Storie di orgoglio, rispetto, dignità, decoro, “non solo al livello personale, ché quello dovrebbe venire da sé, ma anche nel rapporto con gli altri, nella voglia di condividere un’idea, una possibilità, un approccio, quello che ti fa essere consapevole che ogni cosa che fai è connessa a mille e mille altre e dunque, se la fai bene, l’avrai fatta mille e mille volte bene”.
Hai scritto nel romanzo: “La verità è che di belle storie abbiamo bisogno tutti come il pane, bisogna imparare a cercarle perché così le trovi dappertutto, e quando non le trovi tu ti trovano loro, e si prendono cura di te”. E’ esattamente quello che ci è successo ieri sera. Quanto hai ragione.

Il 30 aprile prossimo, il giorno prima della festa del lavoro, La notte del lavoro narrato: Tutti insieme, in tutta Italia, tutti alla stessa ora, in luoghi pubblici o nelle case private tra amici, per leggere, cantare, disegnare, fotografare, filmare, osservare, ascoltare, assaggiare storie di Lavoro.
Chiunque può proporre un incontro, scrivendo qui: lavoronarrato@gmail.com
Noi ancora non abbiamo deciso in che forma, ché troppe sono le cose che vorremmo fare e a cui vorremmo partecipare, ma ci saremo. “Cento per cento”.

La stalla di Rosa

di Rosa Barbato
barbato1Piacere di conoscerti, Vincenzo,
spero di avere il gran piacere di leggere il tuo libro quanto prima.
Intanto ho spiegato a Giuseppe (Jepis Rivello, l’amico in comune che ci ha messo in contatto, nda) di come vorrei impostare “La notte del lavoro narrato”.
Se riesco, mi piacerebbe ricreare questa serata in una stalla.
Molto probabilmente saprai cosa vuol dire il termine “filò”, rimanda a un antico rituale delle famiglie contadine e, nonostante non sia chiara l’origine del nome, viene ricondotta al termine “filare”.
Nelle serate invernali, le famiglie si riunivano nelle stalle per evitare di andare a letto presto e per continuare piccoli lavoretti iniziati durante il giorno.
Perché si riunivano nelle stalle? Per riscaldarsi in modo naturale grazie alla presenza di animali.
Il comune denominatore di questi incontri era il racconto ( favole, storie paurose, pettegolezzi o recita del Rosario).
Era anche occasione per qualcuno di fidanzarsi.
Questi riti continuavano anche in estate, nei cortili.
Da qui è nata l’idea e ora voglio svilupparla.
Rosa

Verso La Notte Del Lavoro Narrato. Reggio Emilia

Viaggio nei luoghi de “La Notte Del Lavoro Narrato”scopriamo come il paese si prepara al 30 aprile 2014

«L’agenda è serratissima». Così ci accolgono a Officine Educative spiegandoci che la giornata che ci attende, nella bella città emiliana, sarà piena di incontri. Vincenzo ovviamente ne è felice e io pure. Mi dice che parlare di Costituzione e Lavoro con le ragazze e i ragazzi è molto interessante, è accaduto già qualche anno fa, anche se allora erano ragazzi più grandi che frequentavano già il liceo, mentre adesso si tratta di una terza media. E comunque a noi piace giocare sul serio, agenda serrata o no, e a Reggio Emilia La Notte Del Lavoro Narrato sarà ospitata in un luogo magico e animata davvero bene. D’altronde, il maestro Yoda lo dice chiaramente che c’è «Fare o non fare, non esiste provare». E così La Notte Del Lavoro Narrato non si prova a fare, ma si fa.

Si parte con un piccolo aggiornamento in cucina, nel B&B dove da una chiacchierata “per genio e per caso” un anno fa l’idea de “La Notte Del Lavoro Narrato” ha cominciato a farsi strada nelle nostre menti. Assieme all’iniziativa nella scuola, oggi ci aspettano tre incontri, con tutti i responsabili e i partecipanti attivi che animeranno l’evento.

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Alle nove in punto siamo alla scuola media Enrico Fermi.
Ha ragione Vincenzo, incontrare i ragazzi delle scuole è sempre un’esperienza ricca, soprattutto quando si tratta di ragazzi svegli, che hanno qualcosa da dire e che non solo ti seguono stando al gioco, ma alla fine mischiano anche le carte facendoti l’unica domanda a cui è davvero difficile dare una risposta. Per fortuna la domanda l’hanno fatta a Vincenzo, che è scugnizzo vero, ed ha risposto bene. «Che cos’è il lavoro per lei?» gli chiedono, «Andare a dormire felice la sera» risponde lui. A me si avvicinano in due, a fine lezione, per chiedere cosa ho fatto per ritrovarmi videocamera alla mano nella loro classe. Rispondo che ci sono diverse strade per arrivare a fare quello che faccio io, e gli racconto la mia, ridono un po’ però poi mi ascoltano sul serio.

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Nelle riunioni mettiamo a punto tante idee, identifichiamo diversi percorsi realizzabili, chiariamo insieme soprattutto i punti chiave del nostro approccio: prima di tutto “La Notte Del Lavoro narrato” non è un evento classico. Consideriamo la partecipazione una cosa seria, e una buona parte del nostro lavoro oggi consiste nella creazione di modalità serie di coinvolgimento, progettazione e condivisione.

 A Reggio Emilia la sfida è stata colta grazie a Officine Educative, UOC servizi educativi territoriali diritto allo studio, UOC scuole e nidi d’infanzia Istituzione del Comune, UOC partecipazione giovanile e benessere, Progetto giovani. Coop Solidarietà 90, Associazione Papa Giovanni XXIII, coop. Giolli. 

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Il backstage, il racconto del lavoro che ci porterà al 30 aprile è appena cominciato. Per ora vi lasciamo alle immagini del luogo dove si terrà “La Notte Del Lavoro Narrato” a Reggio Emilia. Avete capito che posto è?

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Thanks to: Sofia Acerbi, Marina Arrivabeni, Giovanni Badalotti, Giulia Bartoli, Alfonso Corradini, Mitia Davoli, Luca Del Monte, Annamaria Fabbi, Manila Ferrari, Paola Ferretti, Tiziana Filippini, Debora Iori, Lucia Levrini, Caterina Lusuardi, Rita Paone, Eugenio Paterlini, Laura Rizzo, Gianluca Romersa, Giandomenico Silvestrone, Laura e Marco Sissa, Clara Tamagnini, Giovanni Trisolini, Livia Violi

Il secchio, la colla e il pennello

Eh sì, internet ha cambiato proprio tutto.
Ieri sera, quando Alessio ha aggiunto la nuova pagina da dove  si possono scaricare i banner con la scritta e senza per farne degli adesivi, dei volantini, delle immagini da stampare su una t-shirt, mi è venuto in mente di quando ero giovanotto, diciamo 40 anni fa, e se volevi pubblicizzare un’iniziativa, del partito, dell’associazione, del gruppo rock, dovevi ciclostilare il volantino, o far stampare il manifesto, e poi, armato di secchio, di pennellessa (pennello della misura giusta per il lavoro che dovevi fare) e di colla, sciolta nell’acqua of course, te ne andavi con gli amici in giro per il quartiere a propagandare la tua iniziativa.
Come è più semplice adesso. No, non mi riferisco tanto ai rischi, che a quei tempi, quando eri ragazzo, se tu eri comunista, del Partito Comunista Italiano intendo, e coprivi i manifesti dei fascisti, il Movimento Sociale Italiano, o viceversa, si poteva finire ‘a pisce fetiente, e tu e loro lo sapevate che bisognava starci attenti, ma ogni tanto la mano scappava e allora poteva anche finire come finiva. Mi riferisco al fatto che con tutto quel casino tu allora potevi informare al massimo il quartiere, in casi eccezionali ti spostavi a quelli affianco, mentre invece adesso Alessio pubblica tutto sul blog e voi ve lo scaricate ad Aosta o a Bari, a Catania o a Trento, e anche a Londra o a Madrid o dove vi pare, e lo mettete come immagine di copertina sulla vostra pagina Facebook, e poi chiedete alle vostre amiche e ai vostri amici di fare lo stesso, e poi non contente/i lo stampate e mettete il vostro volantino nella bacheca della fabbrica, o dell’ufficio, o della biblioteca, o ne  fate un’adesivo e lo attaccate da qualche parte, o con pochi euro lo fate stampare sulla vostra felpa o sulla vostra t-shirt, si, anche quella un po’ vecchiotta che vi stava venendo a noia e che se invece ci stampate su La Notte del Lavoro Narrato diventerà tutta un’altra cosa.
Come? Che succede se nessuno di voi fa niente? Niente, che deve succedere. Niente sia nel senso che non vi posso mica mettere la multa, sia nel senso che se nessuna/o fa niente niente succede.
Però posso dire la mia? Io non credo che finirà così. Sì, sono molto fiducioso, lo vedo dalle iniziative che state mettendo in piedi, dalle cose che scrivete sulla pagina dell’evento, dall’entusiasmo con qui avete accolto questa piccola idea che sta diventando grande proprio grazie a voi e alle cose che state facendo.
Forza, dunque, passate parola, che quella del 30 Aprile sarà una notte memorabile. Grazie a voi.
#lavoronarrato #sipuòfaresifa
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Due minuti e poi

Se avete un po’ di anni non diciamo quanti lo sapete che Maurizio, il Maurizio che potete ascoltare qua, ne aveva 5 di minuti prima che il jet partiva. Il Maurizio che mi ha scritto su Facebook, il mio amico Maurizio Imparato, di minuti me ne ha dati 2, che però sono sufficienti per fare quello che vogliamo fare.
Cosa vogliamo fare ve lo dico con le parole di Maurizio, indovinate voi quale: “Vincenzo, che ne dici se proponiamo agli amici sturt-upper di registrare un video di 2 minuti per raccontare la loro impresa e poi la pubblichiamo sul blog de La Notte del Lavoro Narrato?”.
Non so voi, io gli ho detto 3 cose:
1. che la sua idea mi piace un sacco, e non solo per gli start-upper ma anche per gli artigiani tecnologici, i designer artigianali autoprodotti, gli operai, i prof., insomma chiunque abbia voglia di farlo;
2. che appena arriva la prima storia apro la nuova pagina sul blog;
3. che per dare il buon esempio mi sarebbe piaciuto che incominciasse lui.
Mi ha detto “Vicié, sei insopportabile”. Però poi ha aggiunto che lunedì pubblica il suo video.
Che devo dire? Sono contento.
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La presentazione in contumacia

La presentazione in contumacia mi mancava. Il mio amico Antonio Fresa me ne ha accennato via telefono, credo sia stato perché ho resistito sino al venerdì sera prima di dichiarare forfait, avrei voluto andarci a ogni costo a Narni, e allora gli amici di Librarsi  hanno dovuto presentarsi in ogni caso la sera successiva a palazzo Eroli, e alla fine essendosi presentate un bel po’ di persone un po’ hanno parlato del mio libro e un po’ di La Notte del Lavoro Narrato.
Detto che della presentazione in contumacia spero abbia voglia di raccontare Antonio, che lui è bravo assai, e sono certo ci farà piacere leggerlo, voglio aggiungere due cose.
La prima è che sono sinceramente grato ad Antonio e agli amici di Librarsi per tutto quello che hanno fatto e stanno facendo, che se non sei  Camilleri o Baricco e non ti presenti da una parte in pratica hai perso ogni speranza che qualcuno legga il tuo libro e invece a Narni ci sono un po’ di lettrici e di lettori che hanno deciso di prenotare, di comprare e di leggere Testa, Mani e Cuore. Che dire, sono commosso, ma veramente, a volte tutto questo mi sembra incredibile, ma comunque accade, e sinceramente mi fa molto piacere, mi fa sentire molto fortunato, e mi fa venire voglia di mettercela sempre tutta perché solo se sei veramente così te la puoi meritare una fortuna del genere.
La seconda è che sono felice che Narni, grazie alla passione e al lavoro di queste persone, e alla loro capacità di fare rete, si appresta a ospitare una gran bella Notte del Lavoro Narrato. Anche su questo vi daremo presto nuovi dettagli, ma mi faceva piacere anticiparvelo, perché poi quello che ci vuole per fare grande l’evento del 30 aprile 2014  è semplicemente questo, passione, impegno, voglia di stare assieme intorno al lavoro.
Lo so che non è poco, però noi contiamo molto su di voi. Di più, senza di voi non andiamo da nessuna parte. Perciò partecipate. Partecipate. Partecipate. M’arraccumanno.
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